12 Giu · Non ci sono commenti
È tornato il Concerto di fine anno dell’Istituto Gallo Positano. Un evento che nel tempo (quasi due decenni, ormai) si è guadagnato la sua ‘attesa’ nella comunità cittadina e il suo valore simbolico nella scuola. Tutto questo è stato messo in rilievo dalle presentatrici dell’edizione di quest’anno: Fra fronde e radici.
Si è trattato di una sorta di prima volta: la prima volta dopo le costrizioni dell’emergenza pandemica. Sarà stato questo – il fatto che fosse uno dei segni della tanto attesa normalità – a far da catalizzatore delle emozioni?
Certo è che la sera dell’8 giugno nulla ha potuto la pioggia, se non impedire che il pubblico, come si annunciava, fosse molto più numeroso e lo scenario più suggestivo ed intonato al titolo e alla locandina.
Il Concerto si è tenuto. L’ Auditorium Claudio Abbado vibrava di partecipazione, ora silenziosissima ora scrosciante di applausi.
Una interessante varietà musicale ha composto un insieme originale di grande effetto. Danze e tradizioni popolari: dall’est Europa all’ Irlanda, da Bela Bardok a James Morrison, con un impegnativo passaggio per la Danza Macabra di Camille Saint Saens.
Le storie antiche e meno antiche di ciascun brano sono state richiamate di volta in volta e intessute in un’unica trama: il gioco fascinoso e imprevedibile – appunto – di radici e fronde. Come a voler aggiungere all’opera educativa che la musica genera quasi da sé, il messaggio che tutto ciò che è bello, è grande, ha importanza ed ha valore non nasce mai dal nulla, ma dal sedimento di storie, da radici profonde.
E questo vale anche se la musica è JAZZ e l’opera è Armando’s Rumba di Chick Corea, oppure è l’omaggio a Frida Kalo di Viva la Vida dei Coldplay e, persino, se il pezzo è tratto da un film musicale, specie se eredita la tradizione dei film musicali degli anni 50 e 60, come La La Land.
L’idea del sedimento, che passo dopo passo conferisce spessore alle esperienze nuove che sul quel terreno vogliano nascere, è comparsa negli interventi di saluto del dirigente Prof. Vincenzo Stea e del sindaco, dott. Domenico Nisi.
Il sindaco ha seguito l’orchestra della scuola Gallo – così ricordava – per tutti i nove anni del suo mandato, senza mancare ad un solo concerto.
Poteva ben dire, dunque, che il valore della nostra Orchestra è cresciuto negli anni, pur avendo questa una composizione fluida. Forse ogni orchestra, ma in modo peculiare l’orchestra di una scuola è uno spazio ed un tempo che viene attraversato e chi lo attraversa si porta dietro la ricchezza della musica, che ciascuno poi mette a frutto nei modi più diversi. Ma in questi passaggi si depositano le ricchezze singolari di ciascuno, di ciascun ragazzo che arriva, scopre, impara e va. E si deposita anche l’esperienza di chi li accompagna. Così, gli stessi maestri, che pure restano, vedono accrescersi nelle loro mani l’arte di trasmettere il sapere e il saper fare.
L’ Orchestra, dunque, è un valore che cresce.
Ma non è forse così nella gran parte delle esperienze collettive che hanno la forza di mantenersi nel tempo?
Comprendere dove risieda questa forza è il compito che il nostro Concerto di fine anno ha assegnato a tutti noi. Noi che siamo parte di quell’ esperienza collettiva che è la scuola, noi che siamo parte dell’esperienza collettiva che è la vita della nostra comunità cittadina.
Non è stato tutto pensato e voluto sin da principio. In fondo accade sempre: Il Concerto manifesta in maniera imprevedibile una bellezza che nessuno aveva immaginato e deposita nella scuola e nella comunità più grande una comprensione nuova del valore dello stare insieme.
Nessun’ altra conclusione avrebbe potuto essere più adatta ad una serata così dell’omaggio a Ennio Morricone e all’eredità musicale che ha lasciato al mondo.
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